aiuto a chi da sostegno
ciao, mi chiamo Roberto, ed ho quasi 27 anni, un ragazzo come tanti che a ferragosto 2013 ha avuto una doccia fredda con mia madre che si è accorta di avere un nodulo al seno, scoperto che si trattava di un tumore maligno al seno, operata e finita la chemio, la più pesante come ha detto l'oncologo, fino ad oggi con -5 radioterapie su 30 totali. purtroppo tutt'ora nonostante la chemio sia finita(ne faceva una a settimana da settembre fino a poco meno di metà marzo) accusa ancora dolori fisici e mutamenti nel carattere. Non so se dipenda dalla radioterapia o dagli effetti collaterali lunghi della chemio, comunque giovedì avrà l'incontro con la dottoressa per la visita e li si avranno chiarimenti. Detto questo sono qui per un aiuto, purtroppo mi ritrovo ad affrontare questa cosa da solo stando lontano da casa, vedere mia madre in queste condizioni, insomma sto a pezzi. So che qua parecchi di voi, se non tutti ci sono passati, e quindi sapete benissimo quanta forza ci voglia. A me la forza non manca grazie a Dio, ma a volte si e non so che fare perché vorrei poter fare di più, ma purtroppo non posso e questo mi distrugge, cioè non voglio e non mi posso permettere ora una crisi di nervi con mia madre in queste condizioni, purtroppo ne ho già avuta una mettendomi a piangere e non volendo sentire nessuno, e così facendo l'ho fatta stare in ansia ancora di più che pensava mi fosse successo qualcosa perché non rispondevo al telefono all'una di notte, e non vorrei si ripetesse ancora. Aiutatemi sono veramente a pezzi e vedo tutto nero. Grazie
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Caro Roberto,
comprendiamo il tuo stato d’animo e la sensazione di voler sempre fare di più anche se siamo certi che l’amore per tua madre rappresenta una fonte inesauribile di energie. Oltre al confronto con gli altri navigatori di questo forum, qualora volessi, ti segnaliamo il nostro servizio di nostro help-line che potrai contattare tramite e-mail all'indirizzo info@aimac.it o telefonicamente al numero verde 840 5003579.
un abbraccio
lo staff del forum
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Chiamaci allo 06 42989570 o scrivici: https://www.aimac.it/scrivici
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- carla.carboni
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- Iscritto il: lun 14 nov 2011, 4:21
grazie a tutti per il sostegno, monik per il fatto che sono solo e lontano da casa intendo che per la radioterapia sono ad 80 km da casa in un piccolo appartamentino in affitto per non stressare troppo mia madre con il viaggio, e dato che prima la chemio l'affrontavamo anche con mio padre, che per lavoro non può essere qui con noi, almeno ci aiutavamo quando uno dei due aveva un momento di crollo. Non me la sento di pesare su mia madre per questo, perché so che mi aiuterebbe comunque, ma non voglio caricarla di un altro peso oltre a quello enorme che già ha, e quindi tendo a tenere tutto dentro, salvo scoppiare quando non ce la faccio più
Ciao Roberto,
attacchi di panico, angoscia, crisi di nervi e pianto, desiderio di stare solo e disperata ricerca di un supporto sono il denominatore comune di chi affronta il cancro.
Sei solo un ragazzo, ma ti troverai all'improvviso diverso, maturo, determinato e coraggioso. La forza va e viene Roberto. Piangere non è un atto di debolezza o rinuncia, a volte è un modo per sfogarsi e ricaricarsi. Sì, qui tutti ci siamo passati. Vedere star male chi si ama è il peggior dolore che si possa infliggere a un essere umano. Ad aggravare il tutto, c'è quel senso d'impotenza che rende quel coraggio e quella forza così dirompenti quasi smarriti, senza una direzione da prendere. Ok vorresti fare qualcosa, ma cosa? Io posso solo dirti quello che deriva dalla mia esperienza personale. Piangi senza remore, ma da solo, quando tua madre non ti può vedere. Gestisci il dolore in sua presenza così bene da farle credere che sei sereno. La tua serenità è la sua. Mio marito leggeva nei miei occhi il suo destino e così ho imparato a fargli leggere solo quello che volevo celando il resto. Scherzavo con lui e ogni volta che lui si preoccupava sdrammatizzavo, magari dicendogli: ma ti sei accorto di che ciuffo aveva stamattina l'oncologa?? Ma secondo si pettina??.
Sono sciocchezze lo so, ma quelle sciocchezze facevano affiorare un sorriso e quello era sufficiente per un giorno. Stalle vicino senza starle addosso, non negarti al telefono perché leggerebbe nella tua preoccupazione un qualcosa che magari ignora. Dani temeva che io non gli dicessi mai tutto e quindi se mi vedeva preoccupata pensava di essere ancora più grave di quel che era realmente e quando stai proprio giù, passa di qui, ci siamo noi e basta una parola tua per scatenarne un fiume di nostre piene di amicizia e sostegno.
Erika
attacchi di panico, angoscia, crisi di nervi e pianto, desiderio di stare solo e disperata ricerca di un supporto sono il denominatore comune di chi affronta il cancro.
Sei solo un ragazzo, ma ti troverai all'improvviso diverso, maturo, determinato e coraggioso. La forza va e viene Roberto. Piangere non è un atto di debolezza o rinuncia, a volte è un modo per sfogarsi e ricaricarsi. Sì, qui tutti ci siamo passati. Vedere star male chi si ama è il peggior dolore che si possa infliggere a un essere umano. Ad aggravare il tutto, c'è quel senso d'impotenza che rende quel coraggio e quella forza così dirompenti quasi smarriti, senza una direzione da prendere. Ok vorresti fare qualcosa, ma cosa? Io posso solo dirti quello che deriva dalla mia esperienza personale. Piangi senza remore, ma da solo, quando tua madre non ti può vedere. Gestisci il dolore in sua presenza così bene da farle credere che sei sereno. La tua serenità è la sua. Mio marito leggeva nei miei occhi il suo destino e così ho imparato a fargli leggere solo quello che volevo celando il resto. Scherzavo con lui e ogni volta che lui si preoccupava sdrammatizzavo, magari dicendogli: ma ti sei accorto di che ciuffo aveva stamattina l'oncologa?? Ma secondo si pettina??.
Sono sciocchezze lo so, ma quelle sciocchezze facevano affiorare un sorriso e quello era sufficiente per un giorno. Stalle vicino senza starle addosso, non negarti al telefono perché leggerebbe nella tua preoccupazione un qualcosa che magari ignora. Dani temeva che io non gli dicessi mai tutto e quindi se mi vedeva preoccupata pensava di essere ancora più grave di quel che era realmente e quando stai proprio giù, passa di qui, ci siamo noi e basta una parola tua per scatenarne un fiume di nostre piene di amicizia e sostegno.
Erika
erika ti ringrazio tantissimo per il supporto, non mi vergogno a piangere, so che è normale, soprattutto in certi frangenti e non mi vergogno di averlo fatto e di farlo se ne avrò bisogno. Però sono sempre stato così che incasso ed accumulo fino allo sfinimento, fino a che non esplodo. Poi è vero non avrei dovuto negarmi, ed infatti ho sbagliato sicuramente, anche se in quel momento mi sembrava la cosa migliore, però non volevo farmi sentire da lei in quello stato. Poi cercare di farla ridere, non fargli pesare le cose quello lo faccio già, infatti davanti a lei non faccio una piega, anzi la prendo in giro e ci scherzo come se nulla fosse per strapparle un sorriso . Comunque ti ringrazio ancora per la disponibilità erika, qui siete stupendi.
Ciao Roberto, ti capisco, anche io sto iniziando per la seconda volta il percorso con mia madre, noi in questo momento combattiamo solo con la stomia, è una cosa ben diversa, ma il modo in cui fa sentire è lo stesso. Conosco quella sensazione di voler scoppiare ma non potere davanti a lei. Mi è capitato più volte in questi mesi, alle volte sono riuscita a non piangere, o almeno a non farmi scoprire, ma mia madre ovviamente lo capisce anche ad un giorno di distanza perché i miei occhi si gonfiano come non mai. Fortunatamente il make up aiuta almeno in questo caso. Ma è difficile.
L'unico consiglio che posso darti è quello di attaccarti al telefono con il tuo migliore amico in quel momento, quello su cui puoi contare e che riesce a tirarti su di morale, è la cosa che funziona di più per me. Mi fa anche un po' evadere dalla mia quotidianità.
Un abbraccio forte!
L'unico consiglio che posso darti è quello di attaccarti al telefono con il tuo migliore amico in quel momento, quello su cui puoi contare e che riesce a tirarti su di morale, è la cosa che funziona di più per me. Mi fa anche un po' evadere dalla mia quotidianità.
Un abbraccio forte!
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Re: aiuto a chi da sostegno
Ciao Roberto,
concordo con erika sul fatto che sia normalissimo avere una crisi di nervi. L'ho sperimentato anche io una volta direttamente con mia madre, e per questo continuo a odiarmi all'ennesima potenza, ma per certi aspetti credo che sia anche questo ad identificarci come "umani". Anche io ho dovuto vedermela con alcuni dei tuoi problemi. Se ti interessa, ecco come mi sono approcciato:
Il tutto è cominciato verso inizio settembre 2012 quando anche a lei è stato diagnosticato un cancro al seno, nel suo caso al 3° stadio (che ad ottobre ha avuto la gratificante "promozione" al 4°). Situzione mia da settembre 2012: figlio unico, genitori separati (dal 2010, dopo un terremoto), erasmus in germania da febbraio 2012 per il tirocinio della tesi di laurea, facendo allo stesso tempo avanti-e-indietro in aereo per sostenere pochi esami rimanenti in Italia. Dal momento della diagnosi, quando aveva le chemio + toste (nel suo caso le prime 4-5 su dieci) ritornavo sempre in aereo per 3 giorni circa per cercare di agevolarla il più possibile. Quando tornavo in germania, la sentivo sempre su skype per almeno un paio di ore alla fine del lavoro, dopo giornate anche abbastanza pesanti (anche senza aver mangiato).
Nel frattempo ero diventato di ghiaccio per tutelarmi, perchè avevo anche delle responsabilità accademiche nei confronti dei miei prof.
Dal punto di vista psicologico, non faceva altro che avere sfoghi continui con al centro delle conversazioni sempre quello che non aveva più, ossia una città, una marito, "amici" che sono scomparsi, la salute, e, quando mi trovavo in germania, anche il suo unico figlio.
Nel mio caso, è li che ho incominciato a insistere, ossia nel farle capire che non deve concentrarsi su quello che non ha più, ma su quello che invece le è rimasto, e sentirsi di nuovo, per certi versi, fortunati.
Quanto a me, posso dire che la musica e alcuni libri mi sono stati di grande aiuto, nonchè parlare con una psicologa. In particolare, su quest'ultimo punto, può essere utile parlare con qualcuno (anche non intimo) per avere la sensazione di non essere giudicato, a mio avviso un aspetto di fondamentale importanza in queste situazioni.
Anche provare ad inserirsi nel volontariato, compatibilmente con i propri impegni, può essere un'esperienza positiva su questo fronte.
Circondarsi di persone che vogliono portare un valore aggiunto all'interno di una onlus è solo positivo. Nel mio caso, ho avuto modo
di passare un po' di tempo con l'AISM ed è stata un'esperienza unica (in positivo!).
E' vero che significa inserirsi in situazioni anche complicate con persone che possono soffrire molto. Ma puoi trovare anche persone che,
nonostante abbiano sofferto molto di più rispetto ad altre, mantengono sempre un'attitudine estremamente positiva ed ottimista.
Con questo non intendo assolutamente di consigliare di entrare in questi gruppi per avere un circolo dove autocommiserarsi o provare un senso di conforto dalla maggiore sofferenza di altri, ma piuttosto per cercare persone resilienti o che si danno da fare, dalle quali imparare.
Spero ti possa essere di aiuto.
Stefano
concordo con erika sul fatto che sia normalissimo avere una crisi di nervi. L'ho sperimentato anche io una volta direttamente con mia madre, e per questo continuo a odiarmi all'ennesima potenza, ma per certi aspetti credo che sia anche questo ad identificarci come "umani". Anche io ho dovuto vedermela con alcuni dei tuoi problemi. Se ti interessa, ecco come mi sono approcciato:
Il tutto è cominciato verso inizio settembre 2012 quando anche a lei è stato diagnosticato un cancro al seno, nel suo caso al 3° stadio (che ad ottobre ha avuto la gratificante "promozione" al 4°). Situzione mia da settembre 2012: figlio unico, genitori separati (dal 2010, dopo un terremoto), erasmus in germania da febbraio 2012 per il tirocinio della tesi di laurea, facendo allo stesso tempo avanti-e-indietro in aereo per sostenere pochi esami rimanenti in Italia. Dal momento della diagnosi, quando aveva le chemio + toste (nel suo caso le prime 4-5 su dieci) ritornavo sempre in aereo per 3 giorni circa per cercare di agevolarla il più possibile. Quando tornavo in germania, la sentivo sempre su skype per almeno un paio di ore alla fine del lavoro, dopo giornate anche abbastanza pesanti (anche senza aver mangiato).
Nel frattempo ero diventato di ghiaccio per tutelarmi, perchè avevo anche delle responsabilità accademiche nei confronti dei miei prof.
Dal punto di vista psicologico, non faceva altro che avere sfoghi continui con al centro delle conversazioni sempre quello che non aveva più, ossia una città, una marito, "amici" che sono scomparsi, la salute, e, quando mi trovavo in germania, anche il suo unico figlio.
Nel mio caso, è li che ho incominciato a insistere, ossia nel farle capire che non deve concentrarsi su quello che non ha più, ma su quello che invece le è rimasto, e sentirsi di nuovo, per certi versi, fortunati.
Quanto a me, posso dire che la musica e alcuni libri mi sono stati di grande aiuto, nonchè parlare con una psicologa. In particolare, su quest'ultimo punto, può essere utile parlare con qualcuno (anche non intimo) per avere la sensazione di non essere giudicato, a mio avviso un aspetto di fondamentale importanza in queste situazioni.
Anche provare ad inserirsi nel volontariato, compatibilmente con i propri impegni, può essere un'esperienza positiva su questo fronte.
Circondarsi di persone che vogliono portare un valore aggiunto all'interno di una onlus è solo positivo. Nel mio caso, ho avuto modo
di passare un po' di tempo con l'AISM ed è stata un'esperienza unica (in positivo!).
E' vero che significa inserirsi in situazioni anche complicate con persone che possono soffrire molto. Ma puoi trovare anche persone che,
nonostante abbiano sofferto molto di più rispetto ad altre, mantengono sempre un'attitudine estremamente positiva ed ottimista.
Con questo non intendo assolutamente di consigliare di entrare in questi gruppi per avere un circolo dove autocommiserarsi o provare un senso di conforto dalla maggiore sofferenza di altri, ma piuttosto per cercare persone resilienti o che si danno da fare, dalle quali imparare.
Spero ti possa essere di aiuto.
Stefano
Re: aiuto a chi da sostegno
Ciao a tutti ed a Roberto in particolare.Anche se sono iscritto da mesi è il primo giorno che partecipo attivamente.Per la mia dolce mamma siamo arrivati alla tac di controllo dopo 12 infusioni,l'ultima un po' pesante ma in generale ben sopportate.Ho sempre ammirato la forza di mia madre ma ora ancora di più,ogni giorno fa i suoi lavoretti a casa ci dà la forza di andare avanti.Dato che anche mio padre ha i suoi annetti la maggior parte dei lavori a casa li devo fare io ma non mi pesa dato che mi permettono di stare accanto a mia madre. Per ora abbiamo avuto solo un incontro con lo psicologo, ma la forza la trovo prima di tutto da mia madre, dal fatto che nel centro che la segue si trova bene,dalla fede e dalle vostre parole,si sa che il cancro esiste,ho fatto anche volontario con i malati ma finché non ti tocca direttamente non si sa veramente quanto sia carogna!Vado a preparare il pranzo,un abbraccio a tutti.
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