Una nuova prospettiva nella cura dei tumori
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Mi presento ... Pur non essendo coinvolta personalemte ho un marito con un cancre prostatico avanzato. Non mi dilungo nell'odissea. Recentemente mi sono imbattuta nel seguente articolo e ho iniziato a fare ricerche sul net.
Una nuova prospettiva nella cura dei tumori
Una proteina utilizzata da uno scienziato giapponese che opera negli Stati Uniti,
Nobuto Yamamoto, e da qualche tempo prodotta nei laboratori israeliani offre speranze nella
cura del cancro e dell'immunodeficienza. Ne parliamo con uno dei collaboratori di Yamamoto,
il professor Marco Ruggiero ordinario di biologia molecolare dell'università di Firenze.
di Alfonso Piscitelli
Piedi di piombo quando si tratta di prendere per buone nuove cure per mali immensi
come i tumori o l'immunodeficienza. Il mercato del dolore è vasto e i mercanti di bufale
sono sempre all'opera. A volte addirittura in buona fede. Da quando internet ha sostituito
l'enciclopedia Treccani come fonte più autorevole.si moltiplicano le illusioni, a volte
deleterie per chi già versa in una condizione fisica compromessa.
Tuttavia il disincanto e il cinismo che nascono dopo aver letto di gente
che cura il cancro col bicarbonato o con le frequenze elettriche
non deve impedire di riconoscere le novità significative
quando esse ci sono. La novità più importante nel campo medico
oggi è forse legata al nome di uno scienziato giapponese, Nobuto Yamamoto,
che da cinquanta anni opera negli Stati Uniti e si avvale della consulenza di
laboratori israeliani per produrre una proteina – nome in codice GC – che promette
di dare una mano a chi vive la drammatica esperienza del cancro, della immunodeficienza,
della sindrome da affaticamento cronico.
Un po' troppe promesse tutte
insieme ci sarebbero tutti i presupposti per una sana diffidenza. E tuttavia da cinque
secoli a questa parte i meccanismi per riconoscere le proposizioni scientifiche dalle
profezie esaltate sono abbastanza rodati: un procedimento medico scientifico si basa
su esperimenti ripetibili, su dinamiche chiare che vengono esplicitate in testi di regola
pubblicati su riviste scientifiche internazionali.
È esattamente quello che
sta accadendo con il GC di Yamamoto: anzi col suo Gcmaf. La sigla maf sta per
macrophage activating factor: fattore di attivazione dei macrofagi. I macrofagi
sono cellule del sangue che si attivano quando microrganismi presenti
nell'organismo ne minacciano gli equilibri naturali: virus, cellule infette
e in decomposizione. I macrofagi agiscono inglobando e distruggendo i corpi estranei:
“masticandoli” come suggerisce il loro nome.
Se i macrofagi – insieme
alle altre cellule del sistema immunitario – sono attivi è come quando si aveva
venti anni e si andava in campeggio: mangi i maccheroni conditi con la terra e
non ti succede niente. Se il sistema immunitario perde colpi ogni refolo di
vento diventa micidiale: si è costretti a vivere sotto campana di vetro e a
frequentare a lungo antibiotici e chemioterapici. Il fattore di attivazione dei macrofagi di Yamamoto promette di ripristinare le difese giovanili dell'organismo. Fino a che punto? In quali situazioni?
Ne parliamo col professor Marco Ruggiero, ricercatore medico e docente dell'università
di Firenze, che è uno dei più stretti collaboratori di Nobuto Yamamoto.
Professor Ruggiero, come è che tutto a un tratto uno scienziato giapponese viene a
dirci di aver trovato con la sua proteina, il GCmaf, la chiave di soluzione di una serie
di problemi grandi come una casa?
In realtà è dal 1995 che diversi gruppi di
ricerca avevano ipotizzato un legame tra questa proteina e diverse patologie che
hanno in comune un “malfunzionamento” del sistema immunitario. Ed esattamente
dalla metà degli anni Novanta Yamamoto aveva dimostrato come la proteina da lui
caratterizzata fosse in grado di bloccare la crescita tumorale in topi da esperimento
ed aveva pubblicato le proprie osservazioni in prestigiose riviste tra le quali
Cancer Research (giugno 1997). Inoltre, aveva ipotizzato che la proteina
potesse essere utilizzata in patologie quali l'AIDS.
E dal 1997 in poi?
Negli anni successivi altri gruppi di ricerca, in diverse parti del mondo, hanno convalidato
i risultati ottenuti dal Prof. Yamamoto e ad oggi si contano oltre 30 pubblicazioni su riviste
scientifiche internazionali elencate nella Biblioteca Medica Nazionale degli Stati Uniti,
probabilmente la più prestigiosa banca dati nel campo della ricerca biomedica.
E allora perchè la proteina di Yamamoto sembra una novità estemporanea degli ultimi mesi?
In effetti, l’interesse del pubblico non specializzato per quella che fino ad allora
era una fra le tante proteine efficaci nello stimolare il sistema immunitario,
si è acceso negli anni 2008-2009, quando il Prof. Yamamoto ha pubblicato,
su prestigiose ed autorevoli riviste, quattro lavori che descrivevano l’effetto del GcMAF
su pazienti con cancro metastatizzato della mammella, del colon, della prostata e
su pazienti sieropositivi. Le elenco le riviste: International Journal of Cancer (
Gennaio 2008), Cancer Immunolology and Immunotherapy (Luglio 2008),
Translational Oncology (luglio 2008), Journal of Medical Virolology (Gennaio 2009).
In tutti questi lavori il Prof. Yamamoto dimostra come un unico trattamento della
durata di 18-20 settimane con GcMAF somministrato per via intramuscolare o
endovenosa possa eradicare cancro o l’infezione da HIV.
Parlando
di tumori o di sindromi da immunodeficienza la parola “eradicazione” è
decisamente clamorosa. Ma si vedono in giro questi famosi “eradicati”?
Trattandosi di sperimentazioni cliniche preliminari, approvate dalle Università giapponesi
di Nagasaki e di Hyogo (e i documenti sono disponibili), il numero di pazienti
era limitato, intorno alle diecine, ma i risultati erano comunque impressionanti.
Questi risultati sono stati prima pienamente accettati dalla comunità scientifica
internazionale grazie al sistema di revisione definito “peer review”, e poi divulgati
ed amplificati dal tam tam della rete stimolando l’attenzione e la curiosità di pazienti,
medici e ricercatori in tutto il mondo. In Italia, uno dei primi ad accorgersi del
potenziale di questi risultati è stato un medico infettivologo di Trieste,
il Dr. Fabio Franchi che ha cercato di sensibilizzare i soggetti potenzialmente
interessati ed ha contattato diversi ricercatori italiani e stranieri nel tentativo
di sfruttare in termini terapeutici le osservazioni del Prof. Yamamoto.
Qui però sovviene l'esigenza scientifica della replicabilità. Gli exploit di Yamamoto
sono stati confermati in altri contesti?
A meno di due anni di distanza dalle
osservazioni cliniche dello scienziato giapponese, altri gruppi di ricerca hanno
confermato il potenziale del GcMAF. Un gruppo di ricerca giapponese,
indipendente dal Prof. Yamamoto, ha dimostrato che la proteina inibisce la
crescita del cancro del fegato in topi con severa immunodeficienza
( Vedi il Journal of Surgical Research del settembre 2001).
Il cerchio
quindi si allarga.
Un altro gruppo di ricerca italiano, in collaborazione
con il Prof. Yamamoto, ha presentato alla conferenza internazionale
sull’AIDS tenutasi a Vienna nel Luglio 2010. Altri risultati sul GcMAF sono stati presentati
al 64° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anatomia e Istologia nel
Settembre di quest’anno. Inoltre, in una prestigiosa Università italiana sta per
essere discussa una tesi di laurea che presenta altri risultati ottenuti con il GcMAF
(la tesi in oggetto sarà discussa il 21 ottobre e resa pubblica subito dopo).
Dove avviene la produzione di questo “fattore attivante”: il Gcmaf?
Attualmente il GcMF viene prodotto in diversi laboratori di ricerca nel mondo e
viene commercializzato da industrie di biotecnologie localizzate anche in Europa.
Il Prof. Yamamoto da parte sua sembra riporre la propria fiducia
nei laboratori di ricerca israeliani e sta supervisionando la produzione industriale di GcMAF
da parte di un’azienda israeliana.
Lei prima diceva che non è più solo Yamamoto a seguire questo programma di ricerca.
Come era logico aspettarsi, l’interesse suscitato dalle potenzialità di quello che a
pieno diritto può definirsi un “farmaco biologico” di nuova generazione,
sta spingendo medici e ricercatori di tutto il mondo a sperimentarne l’efficacia
terapeutica in diverse condizioni patologiche.
Ma nel frattempo il professor Yamamoto continua a ricevere consensi dalla comunità
scientifica internazionale che pochi giorni orsono ha potuto conoscere e verificare
i suoi ultimi risultati su pazienti neoplastici, risultati presentati al meeting
annuale della International Society for Biological Therapy of Cancer a Washigton.
Che diceva di bello?
A questo congresso il Prof. Yamamoto ha presentato i risultati di
una sperimentazione in cui si dimostra che un trattamento per via endovenosa
con GcMAF può eradicare il cancro in 11-16 settimane: “Weekly intravenous administration of
100 ng GcMAF to adenocarcinoma patients eradicates tumors in 11 to 16 weeks.”
Siamo di fronte al nascere di una nuova generazione di strumenti medici per combattere
le malattie più terribili?
E’ auspicabile che il GcMAF entri presto a far parte di quella
nuova generazione di farmaci biologici che permettono di affrontare le diverse patologie
direttamente alla radice, vale a dire interagendo direttamente con i meccanismi biomolecolari
responsabili dell’insorgenza e della progressione della malattia.
E’ anche incoraggiante osservare come la ricerca italiana riesca a fornire un contributo significativo in
questo campo. Se oggi avessimo un supporto maggiore i risultati potrebbero anche essere più rapidi nel
tempo.
13 ottobre 2010
http://ilpredellino.it/online/prima-pag ... 40-una-nuo...
Dicevo che ho cercato nel net e ho trovato molti riferimenti al gc maf soprattutto in siti del nord Europa. In Olanda e in Inghilterra lo vendono....all'estero si verificano numerosi i successi..
Il problema è che il FDA non ha approvato il gc maf di Yamamoto inibendo così i trial per le verifiche.
Il discorso è molto complesso. Essendoci però gli interessi delle case farmaceutiche può essere comprensibile...
In Italia una sperimentaziuone con il gc maf andrebbe alle calennde greche.
So di una clinica in Germania dove lo somministrano...e un'altra in Israele dove la produzione d gc maf è controllata personalemte da Yamamoto.
Altri studi si stanno moltiplicando ....
http://www.gcmaf.eu/info/ questo è uno.... ma pare che la formula usata per estrarre il gc maf non corrisponda a quella di Yamamoto.
Il silenzio su questo personaggio sa di sospetto.
Chi di voi può aiutarmi?
Come si può acquistare il gc maf originale di Mobuto Yamamoto?
Grazie
Scusate il disturbo
Una nuova prospettiva nella cura dei tumori
Una proteina utilizzata da uno scienziato giapponese che opera negli Stati Uniti,
Nobuto Yamamoto, e da qualche tempo prodotta nei laboratori israeliani offre speranze nella
cura del cancro e dell'immunodeficienza. Ne parliamo con uno dei collaboratori di Yamamoto,
il professor Marco Ruggiero ordinario di biologia molecolare dell'università di Firenze.
di Alfonso Piscitelli
Piedi di piombo quando si tratta di prendere per buone nuove cure per mali immensi
come i tumori o l'immunodeficienza. Il mercato del dolore è vasto e i mercanti di bufale
sono sempre all'opera. A volte addirittura in buona fede. Da quando internet ha sostituito
l'enciclopedia Treccani come fonte più autorevole.si moltiplicano le illusioni, a volte
deleterie per chi già versa in una condizione fisica compromessa.
Tuttavia il disincanto e il cinismo che nascono dopo aver letto di gente
che cura il cancro col bicarbonato o con le frequenze elettriche
non deve impedire di riconoscere le novità significative
quando esse ci sono. La novità più importante nel campo medico
oggi è forse legata al nome di uno scienziato giapponese, Nobuto Yamamoto,
che da cinquanta anni opera negli Stati Uniti e si avvale della consulenza di
laboratori israeliani per produrre una proteina – nome in codice GC – che promette
di dare una mano a chi vive la drammatica esperienza del cancro, della immunodeficienza,
della sindrome da affaticamento cronico.
Un po' troppe promesse tutte
insieme ci sarebbero tutti i presupposti per una sana diffidenza. E tuttavia da cinque
secoli a questa parte i meccanismi per riconoscere le proposizioni scientifiche dalle
profezie esaltate sono abbastanza rodati: un procedimento medico scientifico si basa
su esperimenti ripetibili, su dinamiche chiare che vengono esplicitate in testi di regola
pubblicati su riviste scientifiche internazionali.
È esattamente quello che
sta accadendo con il GC di Yamamoto: anzi col suo Gcmaf. La sigla maf sta per
macrophage activating factor: fattore di attivazione dei macrofagi. I macrofagi
sono cellule del sangue che si attivano quando microrganismi presenti
nell'organismo ne minacciano gli equilibri naturali: virus, cellule infette
e in decomposizione. I macrofagi agiscono inglobando e distruggendo i corpi estranei:
“masticandoli” come suggerisce il loro nome.
Se i macrofagi – insieme
alle altre cellule del sistema immunitario – sono attivi è come quando si aveva
venti anni e si andava in campeggio: mangi i maccheroni conditi con la terra e
non ti succede niente. Se il sistema immunitario perde colpi ogni refolo di
vento diventa micidiale: si è costretti a vivere sotto campana di vetro e a
frequentare a lungo antibiotici e chemioterapici. Il fattore di attivazione dei macrofagi di Yamamoto promette di ripristinare le difese giovanili dell'organismo. Fino a che punto? In quali situazioni?
Ne parliamo col professor Marco Ruggiero, ricercatore medico e docente dell'università
di Firenze, che è uno dei più stretti collaboratori di Nobuto Yamamoto.
Professor Ruggiero, come è che tutto a un tratto uno scienziato giapponese viene a
dirci di aver trovato con la sua proteina, il GCmaf, la chiave di soluzione di una serie
di problemi grandi come una casa?
In realtà è dal 1995 che diversi gruppi di
ricerca avevano ipotizzato un legame tra questa proteina e diverse patologie che
hanno in comune un “malfunzionamento” del sistema immunitario. Ed esattamente
dalla metà degli anni Novanta Yamamoto aveva dimostrato come la proteina da lui
caratterizzata fosse in grado di bloccare la crescita tumorale in topi da esperimento
ed aveva pubblicato le proprie osservazioni in prestigiose riviste tra le quali
Cancer Research (giugno 1997). Inoltre, aveva ipotizzato che la proteina
potesse essere utilizzata in patologie quali l'AIDS.
E dal 1997 in poi?
Negli anni successivi altri gruppi di ricerca, in diverse parti del mondo, hanno convalidato
i risultati ottenuti dal Prof. Yamamoto e ad oggi si contano oltre 30 pubblicazioni su riviste
scientifiche internazionali elencate nella Biblioteca Medica Nazionale degli Stati Uniti,
probabilmente la più prestigiosa banca dati nel campo della ricerca biomedica.
E allora perchè la proteina di Yamamoto sembra una novità estemporanea degli ultimi mesi?
In effetti, l’interesse del pubblico non specializzato per quella che fino ad allora
era una fra le tante proteine efficaci nello stimolare il sistema immunitario,
si è acceso negli anni 2008-2009, quando il Prof. Yamamoto ha pubblicato,
su prestigiose ed autorevoli riviste, quattro lavori che descrivevano l’effetto del GcMAF
su pazienti con cancro metastatizzato della mammella, del colon, della prostata e
su pazienti sieropositivi. Le elenco le riviste: International Journal of Cancer (
Gennaio 2008), Cancer Immunolology and Immunotherapy (Luglio 2008),
Translational Oncology (luglio 2008), Journal of Medical Virolology (Gennaio 2009).
In tutti questi lavori il Prof. Yamamoto dimostra come un unico trattamento della
durata di 18-20 settimane con GcMAF somministrato per via intramuscolare o
endovenosa possa eradicare cancro o l’infezione da HIV.
Parlando
di tumori o di sindromi da immunodeficienza la parola “eradicazione” è
decisamente clamorosa. Ma si vedono in giro questi famosi “eradicati”?
Trattandosi di sperimentazioni cliniche preliminari, approvate dalle Università giapponesi
di Nagasaki e di Hyogo (e i documenti sono disponibili), il numero di pazienti
era limitato, intorno alle diecine, ma i risultati erano comunque impressionanti.
Questi risultati sono stati prima pienamente accettati dalla comunità scientifica
internazionale grazie al sistema di revisione definito “peer review”, e poi divulgati
ed amplificati dal tam tam della rete stimolando l’attenzione e la curiosità di pazienti,
medici e ricercatori in tutto il mondo. In Italia, uno dei primi ad accorgersi del
potenziale di questi risultati è stato un medico infettivologo di Trieste,
il Dr. Fabio Franchi che ha cercato di sensibilizzare i soggetti potenzialmente
interessati ed ha contattato diversi ricercatori italiani e stranieri nel tentativo
di sfruttare in termini terapeutici le osservazioni del Prof. Yamamoto.
Qui però sovviene l'esigenza scientifica della replicabilità. Gli exploit di Yamamoto
sono stati confermati in altri contesti?
A meno di due anni di distanza dalle
osservazioni cliniche dello scienziato giapponese, altri gruppi di ricerca hanno
confermato il potenziale del GcMAF. Un gruppo di ricerca giapponese,
indipendente dal Prof. Yamamoto, ha dimostrato che la proteina inibisce la
crescita del cancro del fegato in topi con severa immunodeficienza
( Vedi il Journal of Surgical Research del settembre 2001).
Il cerchio
quindi si allarga.
Un altro gruppo di ricerca italiano, in collaborazione
con il Prof. Yamamoto, ha presentato alla conferenza internazionale
sull’AIDS tenutasi a Vienna nel Luglio 2010. Altri risultati sul GcMAF sono stati presentati
al 64° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anatomia e Istologia nel
Settembre di quest’anno. Inoltre, in una prestigiosa Università italiana sta per
essere discussa una tesi di laurea che presenta altri risultati ottenuti con il GcMAF
(la tesi in oggetto sarà discussa il 21 ottobre e resa pubblica subito dopo).
Dove avviene la produzione di questo “fattore attivante”: il Gcmaf?
Attualmente il GcMF viene prodotto in diversi laboratori di ricerca nel mondo e
viene commercializzato da industrie di biotecnologie localizzate anche in Europa.
Il Prof. Yamamoto da parte sua sembra riporre la propria fiducia
nei laboratori di ricerca israeliani e sta supervisionando la produzione industriale di GcMAF
da parte di un’azienda israeliana.
Lei prima diceva che non è più solo Yamamoto a seguire questo programma di ricerca.
Come era logico aspettarsi, l’interesse suscitato dalle potenzialità di quello che a
pieno diritto può definirsi un “farmaco biologico” di nuova generazione,
sta spingendo medici e ricercatori di tutto il mondo a sperimentarne l’efficacia
terapeutica in diverse condizioni patologiche.
Ma nel frattempo il professor Yamamoto continua a ricevere consensi dalla comunità
scientifica internazionale che pochi giorni orsono ha potuto conoscere e verificare
i suoi ultimi risultati su pazienti neoplastici, risultati presentati al meeting
annuale della International Society for Biological Therapy of Cancer a Washigton.
Che diceva di bello?
A questo congresso il Prof. Yamamoto ha presentato i risultati di
una sperimentazione in cui si dimostra che un trattamento per via endovenosa
con GcMAF può eradicare il cancro in 11-16 settimane: “Weekly intravenous administration of
100 ng GcMAF to adenocarcinoma patients eradicates tumors in 11 to 16 weeks.”
Siamo di fronte al nascere di una nuova generazione di strumenti medici per combattere
le malattie più terribili?
E’ auspicabile che il GcMAF entri presto a far parte di quella
nuova generazione di farmaci biologici che permettono di affrontare le diverse patologie
direttamente alla radice, vale a dire interagendo direttamente con i meccanismi biomolecolari
responsabili dell’insorgenza e della progressione della malattia.
E’ anche incoraggiante osservare come la ricerca italiana riesca a fornire un contributo significativo in
questo campo. Se oggi avessimo un supporto maggiore i risultati potrebbero anche essere più rapidi nel
tempo.
13 ottobre 2010
http://ilpredellino.it/online/prima-pag ... 40-una-nuo...
Dicevo che ho cercato nel net e ho trovato molti riferimenti al gc maf soprattutto in siti del nord Europa. In Olanda e in Inghilterra lo vendono....all'estero si verificano numerosi i successi..
Il problema è che il FDA non ha approvato il gc maf di Yamamoto inibendo così i trial per le verifiche.
Il discorso è molto complesso. Essendoci però gli interessi delle case farmaceutiche può essere comprensibile...
In Italia una sperimentaziuone con il gc maf andrebbe alle calennde greche.
So di una clinica in Germania dove lo somministrano...e un'altra in Israele dove la produzione d gc maf è controllata personalemte da Yamamoto.
Altri studi si stanno moltiplicando ....
http://www.gcmaf.eu/info/ questo è uno.... ma pare che la formula usata per estrarre il gc maf non corrisponda a quella di Yamamoto.
Il silenzio su questo personaggio sa di sospetto.
Chi di voi può aiutarmi?
Come si può acquistare il gc maf originale di Mobuto Yamamoto?
Grazie
Scusate il disturbo
- Staff Aimac
- Moderatore
- Messaggi: 357
- Iscritto il: ven 9 apr 2010, 20:02
Cara Maria e cari tutti,
il “mondo” del cancro e delle sue cure è frequentemente abitato da nuove ipotesi: nuovi farmaci, nuove terapie e nuove scoperte. Solamente alcune di queste, poi, risultano valide. L’iter, infatti, affinché un nuovo farmaco possa essere accolto dalla comunità scientifica, passa attraverso l’analisi dell’efficacia, dei possibili effetti collaterali, a breve e a lungo temine. A volte, cure , che inizialmente sembravano molto promettenti, non superano il vaglio dell’Istituzioni competenti.
Noi non possiamo conoscere il destino di questa molecola, ma crediamo che per situazioni così complesse, la cautela sia d’obbligo, e ribadiamo che i tempi per l’approvazione di un farmaco sono sicuramente una tutela per il paziente.
Vi consigliamo, in ogni caso, di contattare l’Help-line di AIMaC per avere informazioni specifiche sulle sperimentazioni in atto nel nostro Paese.
Un abbraccio a tutti.
Lo staff del forum
il “mondo” del cancro e delle sue cure è frequentemente abitato da nuove ipotesi: nuovi farmaci, nuove terapie e nuove scoperte. Solamente alcune di queste, poi, risultano valide. L’iter, infatti, affinché un nuovo farmaco possa essere accolto dalla comunità scientifica, passa attraverso l’analisi dell’efficacia, dei possibili effetti collaterali, a breve e a lungo temine. A volte, cure , che inizialmente sembravano molto promettenti, non superano il vaglio dell’Istituzioni competenti.
Noi non possiamo conoscere il destino di questa molecola, ma crediamo che per situazioni così complesse, la cautela sia d’obbligo, e ribadiamo che i tempi per l’approvazione di un farmaco sono sicuramente una tutela per il paziente.
Vi consigliamo, in ogni caso, di contattare l’Help-line di AIMaC per avere informazioni specifiche sulle sperimentazioni in atto nel nostro Paese.
Un abbraccio a tutti.
Lo staff del forum
Per maggiori informazioni e orientamento gratuito, contatta l'help-line di Aimac.
Chiamaci allo 06 42989570 o scrivici: https://www.aimac.it/scrivici
Chiamaci allo 06 42989570 o scrivici: https://www.aimac.it/scrivici
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- Iscritto il: lun 1 nov 2010, 14:45
Per lo staff del forum .
Intanto grazie per la risposta, che, in parte ricalca talune mie perplessità. Casi eclatanti che si traducono poi in bolle d'acqua.
Credo però che per il caso in questione , il GC MAF la situazione sia un po' diversa.
Sono molteplici e da fonti autorevoli gli studi che si stanno susseguendo anche se gli esperimenti si sono per ora fermati ai topi. Molti pazienti si affidano al loro medico curante di base per avviare una sperimentazione fai da te....
questo è esecrabile...
ma quando si legge una bibliografia immmane su questo argomento ....beh sorgono spontanei i dubbi....,.. I dubbi di lasciare la strada ortodossa, con il corollario di interessi economici che pullulano..per non affrontare con coraggio e determinazione una strada nuova. Questo , in Italia lo sta facendo il prof. Marco Ruggiero dell'università di Firenze...
Altrove, basta seguire i link seguenti...
non chiudiamo gli occhi....
non chiudiamo le porte all'innovazione....
Ricordiamo solo la helicobacter pylori. che solo dopo anni è stato riconosciuto curabile attraverso gli antibiotici...
Posto alcuni link.
Spero non li cassiate.
Nel nord Europa sono molto interessati a questo sviluppo.
http://www.gcmaf.nl/index.php?option=co ... 6&Itemid=2
Grazie per l'accoglienza e per l'ospitalità
Maria Rossi
N.B. Ho intenzione di andare avanti in questa ricerca. Se è una bufala, saranno i prossimi eventi a dircelo, ion quanto il prof. Ruggiero continua a testare il gc maf.
Certo, seguendo le strade canoniche i tempi sarebbero quelli delle calende greche
Intanto grazie per la risposta, che, in parte ricalca talune mie perplessità. Casi eclatanti che si traducono poi in bolle d'acqua.
Credo però che per il caso in questione , il GC MAF la situazione sia un po' diversa.
Sono molteplici e da fonti autorevoli gli studi che si stanno susseguendo anche se gli esperimenti si sono per ora fermati ai topi. Molti pazienti si affidano al loro medico curante di base per avviare una sperimentazione fai da te....
questo è esecrabile...
ma quando si legge una bibliografia immmane su questo argomento ....beh sorgono spontanei i dubbi....,.. I dubbi di lasciare la strada ortodossa, con il corollario di interessi economici che pullulano..per non affrontare con coraggio e determinazione una strada nuova. Questo , in Italia lo sta facendo il prof. Marco Ruggiero dell'università di Firenze...
Altrove, basta seguire i link seguenti...
non chiudiamo gli occhi....
non chiudiamo le porte all'innovazione....
Ricordiamo solo la helicobacter pylori. che solo dopo anni è stato riconosciuto curabile attraverso gli antibiotici...
Posto alcuni link.
Spero non li cassiate.
Nel nord Europa sono molto interessati a questo sviluppo.
http://www.gcmaf.nl/index.php?option=co ... 6&Itemid=2
Grazie per l'accoglienza e per l'ospitalità
Maria Rossi
N.B. Ho intenzione di andare avanti in questa ricerca. Se è una bufala, saranno i prossimi eventi a dircelo, ion quanto il prof. Ruggiero continua a testare il gc maf.
Certo, seguendo le strade canoniche i tempi sarebbero quelli delle calende greche
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