LaMarinin81 ha scritto: sab 4 gen 2025, 20:32
Solidea ha scritto: sab 4 gen 2025, 5:46
...anche io spesso penso "perché noi, perché mia madre". Con lei la sorte si è davvero accanita, prima il tumore, poi la demenza. Ma poi penso anche che, finché la malattia non ci ha toccato da vicino, probabilmente anche noi eravamo concentrate su altro e magari intorno a noi altre persone stavano soffrendo.
Credo che ben pochi non abbiano qualche disgrazia in famiglia, alla fine...
Razionalmente concordo con te.
Però quando mi trovo insieme a coetanei o persone più grandi che non hanno vissuto lo stesso dolore, penso che la vita sia stata ingiusta con mio padre e che proprio lui meritava di essere ancora qua.
Non riesco a non pensarlo. E non riesco a non pensare che gli altri siano fortunati e neanche se ne rendano conto.
Le vacanze di natale accentuano il dolore e la differenza tra me e gli altri. Mi trovo a cena con amici per i quali Natale è disquisire "se fare pranzo con i miei genitori o con i suoceri" e io li ascolto, fingo di capire la questione e non dico nulla.
A casa mia Natale significa "Entrambe le nostre madri sono vedove, come ci organizziamo?".
E la differenza tra queste due situazioni è un abisso che rende gli amici più fortunati lontani anni luce da me. E me ne dispiaccio; ma davvero oggi io riesco a interagire meglio con chi ha vissuto un dolore analogo; almeno mi sento di essere sullo stesso piano.
So di non essere nel giusto, ma non riesco a fare di meglio.
Credo che sia un discorso molto relativo, e anche dannoso, nel senso che non ci aiuta.
Anche io potrei dirti che, rispetto a me, sei fortunata, visto che hai ancora tua madre. Per me non c'è perdita più grande della sua e penso che sia così per tutti noi, a prescindere dalla propria situazione familiare. Anche tu immagino non riesca a capire che cosa significhi avere un genitore non solo malato di cancro, ma demente. Demente con disturbi comportamentali gravi, con allucinazioni e psicosi tutto il giorno.
Ho letto del padre di tuo marito ma...non era tuo padre. Non è minimamente la stessa cosa.
Scusa se sono così schietta, ma questo è il mio pensiero.
Però mica posso fartene una colpa. So semplicemente che non potrai mai capirmi appieno nemmeno tu e, del resto, anche tu hai il tuo dolore.
La mia non voleva essere una gara, era solo un invito a considerare che sicuramente, prima di passarci, nemmeno noi capivamo che cosa voleva dire una cosa del genere...